La misericordia, come un filo rosso, ha accompagnato le due giornate di sabato e domenica, vissute insieme dalle 1850 religiose e religiosi presenti all’Incontro internazionale “Vita consacrata in comunione”, per la chiusura dell’Anno delle Vita consacrata. Tra i partecipanti le Religiose sono senza alcun dubbio le più numerose: la loro presenza è risaltata nel numero, nella diversità e ricchezza delle missioni e ambiti in cui sono presenti nelle diverse parti del mondo. Quasi tutti i paesi sono rappresentati con suoi membri religiosi e, alcuni, hanno inviato membri delle Conferenze dei religiosi/e.
La giornata del sabato ha avuto inizio nella Basilica di San Giovanni in Laterano con la Lectio Divina della Prof.ssa Nuria Calduch Benages, MN, sulla Donna del Profumo, narrata da Luca.
Il carmelitano Bruno Secondin ha introdotto il tema della Misericordia a partire dal logo per l’Anno della Vita Consacrata, sognato e disegnato dal gesuita Rupnik, e le parole che lo accompagnano: Vangelo, profezia e speranza.
Sei temi, 19 forum, 20 relatrici e relatori hanno impegnato la giornata dei partecipanti intorno a degli assi che toccano oggi la Vita apostolica: intercongregazionalità, interculturalità, formazione continua, comunione delle vocazioni, rapporto con le nuove forme di Vita consacrata, dialogo interreligioso.
Il canto della preghiera della domenica ci invita “ad andare dove manca la gioia e la speranza”.
Il prefetto del Dicastero per la Vita consacrata, don Joao, ci esorta con parole calde: “L’amore umano in cui gli sposi si cercano reciprocamente, c’è tutto un gioco di nascondimento e ritrovamento, uno vive per l’altro, uno gode per e dell’altro. Quest’anno della Vita Consacrata ci invita a ritornare al primo amore, non siamo fatti per le strutture né per le opere, anche se sono importanti ma non sono fondamentali. Il Papa Francesco ci chiede passione come Vita consacrata, per farci tornare all’essenziale, integrando umano e divino in noi completamente.
E se dobbiamo lasciare andare qualcosa, questo non è per diminuire la nostra capacità di essere appassionati ma per aumentarla. È bello stare qui insieme in questi giorni nella casa di Pietro, per cercare la strada del discepolato come ci chiede il Concilio. Che questa giornata faccia circolare tra noi questo amore come per gli sposi del Cantico dei Cantici.”
Suor Patricia Murray, IBV, Segretaria Generale della UISG-Unione Internazionale Superiore Generale, ci invita a fare memoria dei frutti della giornata di ieri che desideriamo mettere in circolo oggi, per continuare a riflettere e dialogare.
La prima relazione della mattina è Suor Nathalie Becquart, Institut La Xavière: “VR stile di vita maniera di vita per esprimere il mistero di dio che vuole incontrare l’uomo. Viviamo in un momento appassionante ma difficile: e ci invita a tornare alle nostre radici e rispondere ai segni di tempi con creatività. È chiamata oggi a un nuovo aggiornamento, ancora più forte di quello vissuto dopo il Concilio. Un rinnovamento necessario per rispondere al nostro mondo plurale e diviso (…) La logica della sperimentazione deve prendere il luogo della semplice riproduzione. Non siamo più i soli protagonisti della missione. Individuo tre sfide per la vita apostolica: la prima è la nostra presenza con i migranti e i rifugiati; la seconda è la messa in opera dell’ecologia integrale sintetizzata nell’Enciclica Laudato Sii; la terza è il rapporto uomini e donne nella Chiesa come uguali nella dignità, nel riconoscimento e arricchimento reciproco nel rispetto degli uni e degli altri, per collaborazione e responsabilità condivisi e una reciprocità vissuta.”
La seconda relazione è di Mons. Santiago Agrelo Martinzez, OFM: “La misericordia di Dio supera ogni nostra predizione e possibilità. Gesù è l’immagine di Dio in missione. La lode e l’ammirazione che Gesù provoca nelle persone non è motivato dalla sua retorica, o dall’originalità dei suoi commenti, o perché richiede un’adesione alla legge, ma dipende dalla forza della sua autorità con la quale Lui si dirige a tutti, compresi gli spiriti immondi. Un’autorità che resuscita i morti, cura, sana e da la libertà. L’annuncio del Vangelo ai poveri è la prova che è arrivato chi doveva venire ed era stato annunciato. Se il potere non è mosso dalla compassione diventa uno strumento di oppressione. Il tema dei migranti sta diventando il criterio per valutare la qualità della nostra vita consacrata; non possiamo essere donne e uomini della legalità perché spesso essa è ingiusta. Non siamo stati inviati a persone con i documenti in regola o a colori che sono perfetti, ma a coloro che non vuole nessuno.”
La sessione della mattina si è conclusa con le conclusioni aperte di Suor Carmen Sammut, MSOLA, Presidente della UISG, Suor Nicla Spezzati, Sotto-segretaria del Dicastero per la Vita consacrata e P. Bruno Secondin, OC.
Carmen provoca la platea: “Siamo ancora innamorati? Come si rende evidente questo? La vita consacrata è invitata a stare ai margini della Chiesa e della società. Non è la ricerca di una vita sicura la risposta migliore a una società priva di sicurezze. Dobbiamo essere grembi per la speranza, altrimenti rischiamo di chiudere le nostre menti, cuori e volontà dentro margini ristretti di freddezza e cinismo. ”
Nicla esorta le partecipanti: “Abbiamo paura della complessità del nostro tempo. Per noi invece è il tempo della grazia, dove Dio sta operando. Il nostro è un tempo complesso, è il tempo della problematicità di cammini, di recuperi, d’apertura in cui uomo e donna anche se frammentati sono capaci di progettazione possibile. La Vita consacrata in questa rielaborazione è un sistema complesso come sistema sociale, come luogo carismatico. La nostra umanità si deve sposare con il mistero, per questo siamo chiamati a una dinamicità continua. Abbiamo bisogno di rivisitare la nostra forma di vita, perché esprima la forma del cuore e della mente, come forma kenotica di Gesù Cristo. Quando le strutture non supportano l’umano, non sono più sorgente della sua relazionalità. Quanta sororità e fraternità è diffusa nella nostra testimonianza perché possa diventare luogo di beatitudine continua? Il presente è un luogo di formazione continua. Non è tempo di esploratori solitari, è tempo di cordate e comunione.”
Bruno, con la profonda ironia che lo caratterizza, ci ricorda che nelle Scritture troviamo diversi passi che ci richiamano le stesse diversità che oggi affrontiamo: tra antico e nuovo, tra passato e futuro, tra conosciuto e ignoto. “Non sappiamo cosa fare davanti alle opere che si svuotano, agli ostacoli che incontriamo: e se fosse lo Spirito che sta agendo? Non va contrastato anche con le migliori intenzioni, o con una nostalgia di ciò che non è più. Il Signore lavora per brecce, interstizi e fessure: là entra e trasforma. Dobbiamo uscire dalle porte e sederci con amici che non scegliamo, uscire dal tutto prestabilito, non sappiamo esplorare fuori. Lasciamo che il Signore apra porte e cuori contro ogni evidenza. Facciamo comunità con chi non pensavamo di poterla fare.”
Ciò che di questi giorni ricorderemo di più, oltre alla ricchezza dei contenuti condivisi, sarà i sorrisi e l’entusiasmo di incontrarci, stare insieme, riconoscerci sorelle e fratelli che, nella diversità, camminiamo verso un sogno condiviso che diventerà realtà solo lavorando insieme.