Riflessione sull’Assemblea 2016 e uno sguardo insieme al futuro
Questo giorno, mandato dal Signore, è un giorno di gioia. Gioia per i 50 anni di vita della UISG. Gioia per esserci incontrate tra di noi, sorelle di lingue, culture e origini diverse, per pregare, ascoltare, condividere ciò che ci è caro, per prestare ascolto all’alito dello Spirito Santo che soffia su di noi. Gioia per aver potuto presentare le nostre domande al nostro caro Papa, Francesco, che si è rivolto a noi, parlandoci dal profondo del cuore.
Sì, questo giorno, che passiamo ancora tutte riunite, è un giorno di gioia. Possiamo, ora, scrutare l’orizzonte per scorgere le novità che stanno nascendo in noi e tra noi, quelle novità che sono germogliate come un bocciolo, grazie alla nostra partecipazione a questa assemblea.
In questa mattina che segna la fine del nostro incontro, ci immagino davanti a una porta stretta. Il Signore è lì accanto, chiama ciascuna di noi per nome e la invita a varcare la soglia di questa porticina. Sta a ciascuna di noi decidere se entrare o rimanere fuori. Siamo assolutamente libere di scegliere. Se entriamo, però, dobbiamo accettare di vestire l’abito della festa. Cosa può simbolizzare questo abito? E l’abito che abbiamo tessuto qui, durante questa assemblea. Un abito multicolore, arricchito con i disegni e i motivi tratteggiati con le idee che sono emerse dalle nostre discussioni, con le situazioni che abbiamo descritto, con i sogni a cui abbiamo osato dare voce, con le trasformazioni che sono sgorgate nei nostri animi, nei nostri cuori e nella nostra volontà, con le sfide che ci hanno spinto ad essere coraggiose e ad andare avanti, e con la chiamata dello Spirito che abbiano sentito riecheggiare nei nostri cuori. Che bel vestito ci porge il Signore! Avremo l’audacia di indossarlo per andare alla festa? Spero, con tutto il cuore, che entreremo insieme nel futuro che il Signore ci prepara.
Possiamo immaginare questo vestito e spiegare cosa lo rende bello (possiamo fare qualche minuto di silenzio e poi, scambiare una parola con la nostra vicina).
Non appena attraverso la soglia, vedo un giardino, allestito per festeggiare l’anniversario d’oro della UISG. Il Signore si congratula con noi per i begli abiti che indossiamo e perché abbiamo avuto il coraggio di accettare le sfide e l’invito ad attraversare questa porta stretta: “Buona festa!”
Quando entro, noto che alcune aree del giardino sono rigogliose e piene di fiori, altre, invece, sono deserte; ma quello che mi sorprende è la moltitudine di persone che punteggia lo spazio e allora, chiedo: “Chi sono? Perché sono state invitati a questa festa?”. Non sono, assolutamente, il tipo di persone che avremmo invitato a festeggiare! Comincio addirittura ad aver paura di alcune di loro. Il Signore mi guarda e mi dice : “Non avere paura, sono miei amici, volevo che li incontrassi, perché occupano un posto speciale nel mio cuore. Voglio che siano vostri compagni e che creiate un’alleanza con loro”. Devo confessare che il mio cuore ha sussultato, perché non era pronta ad accogliere queste parole. Allora, il Signore mi propone di prestarmi i suoi occhi e il suo cuore e io accetto con gioia.
Mi guardo attorno con occhi nuovi e riconosco le persone e le situazioni vissute dal nostro pianeta, di cui abbiamo parlato in questa settimana.
Ci aspettano: sono state loro a entrare nel giardino prima di noi. Tutte queste persone, uomini, donne, bambini di ogni lingua e nazione, di ogni religione e condizione sociale, che vivono situazioni precarie di povertà e di guerra, che sono vittime del traffico di esseri umani, che soffrono per la mancanza di acqua e cibo, erano vestite con abiti variopinti. Avvicinandomi a loro e guardando con maggiore attenzione, ho notato che questi abiti narrano una storia unica, un vissuto personale, una richiesta di aiuto. Mostrano chiaramente che le loro vite dipendono dalle nostre decisioni, dal nostro modo di vivere, dal modo in cui trattiamo la Terra e dalle conseguenze che questo comporta per loro, i più vulnerabili. Ho potuto osservare ogni persona a lungo e accuratamente, scoprendo la sua storia e ognuno mi ha ricambiato con uno sguardo profondo, perché il mio abito rifletteva la mia storia di grandezza e di egoismo, di apertura e chiusura, di accoglienza ed esclusione. Mi sono sentita molto vulnerabile al loro cospetto.
Queste persone ci invitavano a sederci per ascoltarle, non volevano che ci soffermassimo sulle loro grida di disperazione, ma che prestassimo attenzione alla loro dignità inviolabile, all’immagine di Dio posta a sigillo sul loro cuore. E ponevano le nostre orecchie sul loro cuore per farci ascoltare la musica che lo anima. Ogni persona è una missione ed è depositaria di una musica unica, quella che lo Spirito ha posto nel suo cuore. Ci sentivamo in unione con loro, eravamo tra pari.
“Volete essere nostre alleate nel plasmare il futuro che Dio ci dà?”, ci chiedevano. “Volete lavorare insieme a noi per creare nuovi cieli e una nuova terra in cui ogni persona e la natura siano rispettate?”.
Allora, cominciamo! Non possiamo perdere tempo. Come possiamo impegnarci? Cosa possiamo fare? Ero smarrita. Allora, una bambina mi disse: “Perché non condividiamo i nostri talenti, la nostra esperienza, le nostre abilità e noi stesse, i nostri desideri e sogni? Anche se siamo oppressi, molestati, abbandonati, dimenticati, messi da parte, abbiamo qualcosa da condividere. Se mettiamo insieme noi stessi e cosa abbiamo, avremo la certezza di creare un mondo nuovo. Occorre che ciascuno di noi voglia offrirsi e condividere le proprie risorse”.
Ricordiamoci che questa è la stessa provocazione di Papa Francesco: svegliate il mondo e create luoghi in cui si viva la logica evangelica del dono, della fraternità, dell’accoglienza del diverso e dell’amore reciproco.
Come possiamo vivere questa chiamata ogni giorno? Cosa dobbiamo cambiare? Come vivificare le nostre costellazioni, affinché possiamo diventare vere alleate dei respinti e degli abbandonati che vivono nelle nostre regioni? Cosa dobbiamo fare affinché il nostro impegno per creare una terra nuova e cieli nuovi sia finalmente coronato? Con chi e in che modo dobbiamo collaborare affinché la Terra sia rispettata? (Breve silenzio e condivisione ai tavoli).
A proposito delle costellazioni, mi sono sorpresa a pensare alla UISG e al suo futuro. Festeggiare un traguardo importante come il cinquantenario ha un valore inestimabile, ma quale futuro vogliamo costruire insieme per la nostra Unione?
La missione della UISG è descritta così: “Come organismo internazionale radicato in Cristo e rappresentante le Congregazioni Religiose femminili nel mondo, la UISG cerca di testimoniare e proclamare l’identità della vita religiosa apostolica in tutta la sua diversità.
Tessendo una solidarietà globale e aprendo nuove frontiere, noi animiamo, sosteniamo ed incoraggiamo le superiore religiose a essere voce e testimonianza profetica nella Chiesa e nel mondo.
La missione della UISG è quella di costruire ponti che accorciano le distanze, i confini e le frontiere per dare ai membri la possibilità di comunicare tra loro, creare comunità e vivere in comunione. Il suo scopo è quello di far conoscere e di far capire il senso della vita religiosa”.
Come impegnarci a vivere meglio questa missione nel XXI secolo?
In che modo, l’Unione può testimoniare e proclamare l’identità della vita religiosa apostolica femminile in tutta la sua diversità? Già lo facciamo nei nostri incontri che si tengono ogni tre anni e nelle riunioni delle delegate, ogni 18 mesi, ma in che altro modo possiamo contribuire? Come mostrare che esistiamo non solo come unità separate, ma anche come un insieme? Come vivere la comunione? Come vivere il nostro ruolo di donne e di religiose con maggiore rilievo nella Chiesa e nel mondo?
Per tessere il futuro, dovremo sostenere, in quanto voce collettiva, le religiose già presenti all’ONU, affinché perorino, a nome nostro, le cause che abbiamo a cuore.
Il nuovo Direttivo deve continuare a tessere nuove relazioni con i Dicasteri e le altre istanze della Chiesa e dovrà occuparsi di mostrare il nostro volto attraverso conferenze stampa, dibattiti, tavole rotonde, per renderci visibili al mondo e far conoscere le esperienze di centinaia di migliaia di suore che lavorano sul territorio e operano a servizio della Chiesa.
Abbiamo compreso, redigendo il piano strategico, che una delle nostre debolezze era la comunicazione. Per questo, abbiamo deciso di assumere Patrizia Morgante, incaricata della comunicazione, che ci ha permesso di adattare il sito web in modo da mettere in risalto il materiale che è di interesse comune. Sta ora a noi, membri e costellazioni, condividere il nostro vissuto, le nostre esperienze e inviare informazioni per sviluppare il sito: la comunicazione è una strada a doppio senso.
Avevamo già cominciato e sostenuto dei progetti insieme, e, a volte, anche unitamente alla USG. Penso a Solidarity with South Sudan (SSS), e recentemente, al progetto in Sicilia per i migranti, che è solo agli inizi. È stato lanciato un appello per proseguire queste attività che sono fari che ci mostrano la via da seguire. Tutte noi sogniamo che progetti come questi possano essere organizzati dagli istituti religiosi dei diversi paesi del mondo per rispondere ai bisogni locali. Sappiamo che da sole possiamo fare ben poco, ma insieme, possiamo andare molto lontano. Sta a noi, ora, trovare modi creativi per esprimerci nei nostri rispettivi contesti.
Dobbiamo collaborare per consolidare le reti esistenti…
come Talitha Kum, che già opera da vari anni contro il traffico degli esseri umani e siamo chiamate noi stesse a diventare parte attiva di questa importante rete che intende sradicare questa piaga. Abbiamo dato vita a un servizio di canoniste, pronte a offrirci la loro consulenza e intendiamo creare una rete di suore teologhe che contribuiscano a una riflessione condivisa sulla Vita consacrata di oggi e domani. Vi chiediamo di comunicarci i nomi di teologhe che fanno parte dei vostri istituti per coinvolgerle in questa iniziativa.
Un ultimo appello: sappiamo che ci sono alcune congregazioni che hanno scarsi mezzi. Ricordo che alcuni anni fa, se la mia congregazione non fosse stata aiutata finanziariamente da altre congregazioni, non saremmo sopravvissute. La nostra solidarietà può anche esprimersi in questo modo.
Conosciamo la devastazione del nostro pianeta e sappiamo quali ripercussioni ha, soprattutto sui poveri. Siamo chiamate a diventare più consce delle nostre azioni, spingendoci fino al punto di cambiare il nostro stile di vita, se necessario. Dobbiamo avere l’audacia di parlare, sensibilizzare le persone nei nostri paesi, affinché, collaborando insieme, possiamo lasciare un pianeta abitabile alle generazioni future. Uniamo le nostre forze e lottiamo insieme.
Quali ruoli possono avere le costellazioni per fare della UISG un luogo in cui si viva sempre di più la solidarietà globale? Condividiamo le nostre idee. Credo che non avremo tempo per una condivisione collettiva, per questo vi propongo di lasciare le vostre idee alla delegata che le porterà all’incontro di lunedì con le altre delegate.
Durante questa settimana, abbiamo continuato a tessere le nostre relazioni, la nostra conoscenza di contesti diversi e la solidarietà. Insieme, abbiamo tessuto una nuova pagina della nostra storia: continuiamo insieme, giorno dopo giorno, a tessere la solidarietà globale per la vita del nostro mondo e dei nostri contemporanei. “Non facciamo da sole ciò che possiamo fare insieme”, ha detto la segretaria esecutiva in un’intervista.
Vi ringrazio per la vostra partecipazione a questo incontro, per il vostro impegno nella UISG, come membri e delegate. Vi ringrazio per la vostra fiducia.
Sr Carmen Sammut, MSOLA